Lavoro lavoro....

Penso che capiti a chiunque di dare per scontato dei principi importanti che pensiamo essere alla base della società in cui viviamo, ma di questi tempi , in cui l’uomo sembra dedicarsi con tutto se stesso ad una involuzione piuttosto che ad una evoluzione della specie, non c’è niente di più sbagliato.

Si potrebbe quindi immaginare che le lunghe e faticose lotte che hanno portato ad avere dei diritti , come ad esempio migliori condizioni di lavoro e maggiore tutela per i lavoratori, parità di diritti tra uomo e donna, esistano davvero. Poi c’è lo scontro con la dura realtà e scopriamo che questi diritti non solo non vengono minimamente rispettati, anche se ci fanno credere che lo siano, ma che questo viene accettato dalla società come normale, all’ordine del giorno: non si può pensare di essere dei giovani lavoratori dipendenti e non essere sfruttati per anni e anni né di rimanere incinta e non perdere il proprio posto di lavoro. Non dico niente di nuovo, lo so, ormai dei giovani precari ne abbiamo piene le scatole, talmente piene che da vittime si sono trasformati in carnefici: di lavoro ce n’è così poco che addirittura starsi a lamentare per come si viene trattati è indecente, se ci si lamentasse meno forse si lavorerebbe di più e poi tutto sommato cambiare lavoro ogni mese è quasi divertente ( mi sembra che qualche politico l’abbia anche fieramente affermato).
Quando sono rimasta incinta non avevo un posto fisso ma lavoravo saltuariamente, quando più quando meno. Sapevo che non mi sarebbero spettate la maternità né qualsiasi altro tipo di diritto. Ho continuato a lavorare fino all’ottavo mese per mia scelta e sempre per mia scelta ho deciso di non andare per vie legali come d’altra parte avrei potuto fare; ho pensato che mentre avrei cercato un altro lavoro, nel frattempo avrei potuto ricominciare a lavorare saltuariamente come facevo prima, conciliando, per una volta a mio vantaggio, dei blandi tempi di lavoro con il fare la mamma.
Quando ho partorito i miei datori di lavoro e le mie colleghe si sono prodigati in lodi e regali per il nuovo arrivato, ma quando sono tornata da loro per sapere, sempre con molta gentilezza, se a settembre sarei potuta rientrare a lavoro, se per caso ce ne fosse stato bisogno, mi è stato detto di no, che al momento non ce n’era, anche se una mia collega mi aveva detto tutto il contrario. Sono anni che mi chiedo se queste persone si rendono conto di far lavorare illegalmente delle persone o se ne sono ignare, e a giudicare dalla loro stupidità, una stupidità molto al di sopra del limite consentito, è probabile, perché non sapere neppure a cosa si potrebbe andare incontro facendo lavorare senza contratto una donna incinta e per di più non riprenderla a lavorare dopo averle negato le garanzie che le spettavano, è grave. E' vero che se ci sono rimasta è perché mi faceva comodo, ma questo non giustifica ciò che queste persone fanno e per legge non dovrebbero fare.
Da un punto di vista etico, anche se è un punto di vista da cui ormai non si guardano più le cose, a peggiorare il tutto è il fatto che i miei datori di lavoro e le mie colleghe sono tutte donne.
E’ un colpo basso, molto basso.
Quando, decisa ad andare ad un sindacato, ho chiesto alle mie colleghe, sempre pronte a lamentarsi delle condizioni di lavoro, di unirsi a me, nessuna di loro si è fatta avanti.
Non credo in discorsi apocalittici del tipo “quello che oggi fate a me domani toccherà a voi” ma credo però che queste persone rendano ogni giorno peggiore la società e il mondo in cui viviamo e soprattutto quello che lasceremo ai nostri figli. Domani potrebbero essere le loro di figlie a dover fare i conti con la perdita di un lavoro perché sono rimaste incinta… forse quindi, l‘unico senso che può avere raccontare anche questa storia, l’ennesima, su come questo paese stia andando a rotoli, è sperare che la voglia e soprattutto il coraggio di lottare, che io fino ad ora non ho avuto, ritorni ai nostri figli proprio grazie ai racconti della generazione “addormentata” che li ha preceduti.
Non so cosa farò e come mi muoverò con i miei vecchi datori di lavoro e so già che se ne troverò di nuovi potrebbero non essere migliori dei primi; quello che so è che sono giorni che continuo a interrogarmi sul perché non ci fa ormai più schifo niente, perché siamo arrivati a sopportare tanto e a non indignarci più né per come trattano noi stessi né i nostri simili. Come abbiamo fatto a ridurci così?
Federica
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